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Benvenuti nell’era in cui le democrazie sono in mano ai tech-bro

L’inaugurazione di Donald Trump come 47° presidente nel gennaio 2017 ha segnato un cambiamento epocale nella politica americana e globale. In quell’occasione, i leader delle Big Tech sedevano nelle prime file, mentre i funzionari governativi erano relegati nelle file posteriori, simbolizzando l’inizio di un’era in cui le aziende tecnologiche hanno preso un ruolo attivo nella politica.

Le nuove élite: i padroni della tecnologia

Oggi, figure come Elon Musk (X), Mark Zuckerberg (Meta), Tim Cook (Apple), Jeff Bezos (Amazon) e Sundar Pichai (Google) sono tra i più ricchi, potenti e influenti al mondo. La loro influenza va oltre l’economia, estendendosi alla politica e alla società.

L’influenza delle Big Tech non è più solo una questione di innovazione tecnologica o di dominio sul mercato. Le piattaforme digitali sono diventate le nuove piazze pubbliche, i luoghi dove le opinioni si formano e si diffondono, dove le elezioni vengono influenzate e dove il dibattito pubblico trova la sua espressione. E se pensiamo che la politica e la tecnologia dovrebbero restare separate, basta guardare a come le grandi aziende hanno iniziato a dettare le regole del gioco.

Quando il potere incontra il profitto

Il potere delle Big Tech non è neutrale: è guidato da una logica di profitto, non dall’interesse pubblico.

Gli algoritmi che regolano le nostre interazioni online sono progettati per massimizzare il guadagno, non per promuovere il bene comune. Le politiche delle aziende, dalla gestione dei dati alla moderazione dei contenuti, puntano al ritorno economico, spesso a scapito della pluralità e della diversità di pensiero.

Il controllo che le Big Tech esercitano sui flussi di informazione è enorme. Le piattaforme come Facebook, Instagram, Twitter (ora X), e Google determinano cosa vediamo, cosa leggiamo, e perfino in cosa crediamo. Le decisioni algoritimiche non solo influenzano il nostro comportamento online, ma hanno un impatto diretto sulle nostre opinioni politiche e sociali.

In un contesto del genere, le aziende tecnologiche si sono trasformate in veri e propri arbitri del dibattito pubblico, un ruolo che nessun altro attore ha mai avuto con una portata così vasta.

Ad oggi l’influenza reciproca tra politica e tecnologia è ormai talmente intrecciata che risulta difficile distinguere dove finisce l’uno e inizia l’altro.

Conclusioni: un futuro difficile da prevedere

L’era delle Big Tech come protagonisti nella politica e nella società è appena iniziata, e le sue implicazioni sono ancora in gran parte sconosciute. Se la tecnologia può portare progresso, la sua connessione con logiche di profitto potrebbe minacciare la democrazia, aumentando l’influenza di pochi potenti. È cruciale riflettere su come garantire che la tecnologia resti al servizio del bene comune, non uno strumento di dominio per pochi.

E tu cosa ne pensi? Fammi sapere lasciando un commento ☺️

2 pensieri su “Benvenuti nell’era in cui le democrazie sono in mano ai tech-bro

  1. Incute timore, sicuramente, ma fino ad un certo punto.
    Le cose non sono cambiate poi così tanto, oggi ci sono le Big Tech, prima c’erano banche e quotidiani.

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